Il coaching e il counselling hanno talvolta basi comuni: la PNL (programmazione neurolinguistica)
Eppure ci sono alcune differenze, e ci sono situazioni in cui è più opportuno rivolgersi ad un coach, ed altre in cui è meglio rivolgersi ad un counsellor.
In entrambe i casi il lavoro che si fa è più sul processo che sul contenuto. Ciò significa che esiste una netta differenza tra queste due figure e lo psicologo che, invece, entra nel contenuto.
Il coaching lavora prevalentemente sullo sviluppo delle potenzialità inespresse, ed è particolarmente adatto per l’ambito sportivo, o nelle situazioni professionali in cui si deve affrontare un cambiamento o si desidera ottimizzare le proprie prestazioni.
Il counselling invece lavora maggiormente sulle sensazioni e sulla vita personale: ansie, timori, conflitti.
Un esperto ha riassunto le due modalità con queste parole:
Riassumendo le due metodologie in due slogan possiamo dire che:
- il counseling è l’arte di aiutare ad aiutarsi
- il coaching serve a “liberare le potenzialità di una persona, perché riesca a portare al massimo il suo rendimento
Potremmo quindi dire che è opportuno rivolgersi al coaching quando si ha la necessità di fare meglio, e al counselling quando si desidera sentire meglio.
Ma le differenze rimangono, secondo me, abbastanza sfumate, e quindi spesso la scelta tra i due percorsi deriva da altre variabili. In genere le aziende offrono, professionalmente, un percorso di coaching, mentre il privato cittadino ha maggiori facilità nel trovare un counsellor di fiducia.
E, a rischio di farmi insultare da tutti i coach (me compresa) e da tutti i counsellor, il primo consiglio che posso darvi è: prima, durante o dopo aver scelto di rivolgervi ad un coach o ad un counselor, imparate voi stessi in prima persona le tecniche di PNL!
Nessuno può aiutarvi meglio di quanto possiate fare voi stessi!