Uno dei principi fondamentali dell’I Ching è che ogni espansione contiene in sé il limite, ogni ombra un raggio di luce.
Panta rei, tutto scorre, dicevano i filosofi greci.
Le nostre nonne facevano semplicemente riferimento ai proverbi: si chiude una porta, e si apre un portone.
La PNL insegna che non sono le esperienze in sé ad avere significato, ma quello che ne facciamo, così ogni sofferenza ci permette di apprendere ed migliori.
Tutte queste filosofie, scuole di pensiero, tecniche, esprimono ed evidenziano sempre lo stesso concetto: quello che graficamente è rappresentato dal simbolo del Tao.
È così anche nei Tarocchi, e in particolare negli arcani maggiori. Ciascuno di essi ha una doppia chiave di lettura o, meglio, un significato che comprende positivo e negativo.
- Il Matto significa libertà, spensieratezza, ed il confine di queste con l’incoscienza, la superficialità può essere molto labile, o molto netto a seconda dei casi, del momento e della persona.
- Il Mago è la consapevolezza e l’autodeterminazione, ma include prevaricazione e inganno.
- La Morte è la fine di qualcosa, ma anche la rinascita.
Tranciare di netto tra positivo e negativo in base al fatto che la carta appaia dritta o rovesciata è limitativo, priva la lettura di consistenza e sfumature.
E quando usiamo i tarocchi per la meditazione e l’autocoaching questo limite risulta ancora più evidente: è come se volessimo usare l’I Ching per ottenere responsi del tipo sì o no, come se comprassimo un potentissimo computer per fare i solitari con le carte.
La vita è ricca di sfumature, piccole cose, attimi di illuminazione: saperne godere e beneficiare è il dono che ci viene dal libero arbitrio. Non buttiamole mai via, neanche leggendo i tarocchi.