Incontriamo qui una situazione specifica di emergenza o di pericolo proveniente dall’esterno. In tal caso, ma sono in tal caso, la massa si unisce a formare un esercito che necessita di un comandante.
Non si tratta di una presa di potere: il comandante riceve una chiara delega dall’alto e gode della piena fiducia dal basso. Deve, inoltre, avere le qualità etiche e le competenze per comandare: l’obbedienza delle masse gli viene concessa, ma lui non può pretenderla.
Contrariamente a ciò che si può pensare, con questo esagramma non viene descritta, e tanto meno raccomandata, una leadership di identità, basata sul comando costante di un’unica persona, e neanche la tradizionale leadership del padre – padrone, dell’imprenditore dominante. Entrambe sono infatti stili di leadership continuativi e totalmente apicali, mentre il settimo esagramma fa riferimento ad una delega che si riceve dal sovrano.
La situazione descritta è piuttosto uno stile di leadership da applicare in situazioni di emergenza, una modalità di risk management. L’immagine, infatti, evidenzia che a pericolo passato, ad emergenza terminata, sia il popolo che il generale tornano alle consuete modalità. Il comandante è disegnato come un moderno Cincinnato.
Particolarmente significativa è anche la linea superiore dove si raccomanda che, una volta raggiunta la vittoria, quando il re distribuisce le cariche, non siano dati premi o responsabilità a persone mediocri per ripagare ipotetici favori ricevuti.
Applicando la metafora in azienda se ne ricava che in situazioni di pericolo serve un particolare tipo di leader, o stile di leadership, che però deve fare un passo indietro (o cambiare stile di leadership) quando l’emergenza è terminata. Ma nella ricostruzione della normalità dopo il pericolo bisogna prestare attenzione affinché le responsabilità vengano affidate a chi ha le caratteristiche e le competenze necessarie e non come premio o scambio di favori.