A volte si fa fatica a dare un indirizzo alla propria vita, ai propri desideri, ad identificare dove vogliamo andare.
Per qualcuno è un fatto momentaneo, di dubbio e indecisione. Per altri è una realtà più frequente.
In questi momenti ci manca consapevolezza, cioè quella sensazione impalpabile di sapere chi siamo e dove dobbiamo andare, cosa è giusto fare.
E, mi raccomando, con il termine “giusto” non sto facendo riferimento ai comportamenti, in cui si contrappone il giusto e lo sbagliato in funzione delle regole che altri ci hanno imposto, ma sto pensando ai valori individuali, in cui il giusto si contrappone all’ingiusto.
In passato davanti a momenti di dubbio ci si rivolgeva a qualche figura autorevole e saggia. Ogni cultura ha sviluppato i propri saggi: lo sciamano, il prete, gli anziani dei villaggi.
Oggi il nostro villaggio globale ha annebbiato tutti i saggi tradizionali. A volte è sparito persino l’amico più grande e saggio, o il fratello maggiore o l’insegnante simpatico.
Perché con gli amici bisogna “fare i fighi”, con il fratelli maggiori c’è una competizione sfrenata e l’insegnante si fa i fatti suoi.
Perché con gli amici bisogna “fare i fighi”, con il fratelli maggiori c’è una competizione sfrenata e l’insegnante si fa i fatti suoi.
Non sempre, fortunatamente, ma succede.
E allora si cercano le strade più disparate, o ci si perde.
Qualcuno poi arriva dallo psicologo, fortunatamente. Ma lo psicologo affronta i problemi, e quindi aiuta a risolvere i dubbi.
Ma quando non ci sono problemi, ma solo dubbi?
Le figure del coach e del counselor sono spesso la strada migliore.