Conosco bene le sensazioni provocate dalla morte di qualcuno che ci è caro, le ho incontrate e affrontate molte volte. Alla morte di mia madre no, ero troppo piccola, e il suo lutto l’ho elaborato anni dopo, alla morte di un caro amico: era la prima volta che incontravo il lutto essendo abbastanza grande da capire. Un’esperienza che mi ha indubbiamente segnato e che ricordo ancora molto chiaramente, trascorsi più di 40 anni.
E ricordo che allora trovai e trascrissi questa poesia di Emily Dickinson, che ho ritrovato in un quaderno che mi ha seguito trasloco dopo trasloco.
Quando muore l'amico di qualcuno
Il punto più doloroso
E' di pensare che camminava da vivo
In un certo momento o in un altro.
Il suo vestito della domenica,
La piega dei capelli,
Uno scherzo che lui solo sapeva,
Perduti, nella tomba.
Quanto fosse cordiale un certo giorno,
Quasi si sfiora la data,
sembra così vicina; e ora,
N'è secoli lontano.
Come lieto di quel che dicevate;
Cercate di toccare il sorriso,
E le dita sprofondano nel gelo.
Quando fu, sapete dirlo,
Che invitaste la brigata al tè,
Conoscenti, alcuni appena,
E parlaste a tu per tu con quella superba creatura
Che non vi ricorda?
Di là degli inchini e degli inviti,
Dei colloqui e dei voti,
Di quanto noi possiamo valutare,
Questo è il vivo del dolore.
Ora di anni ne ho 58, e non sono trascorsi immuni da lutti. E mi accorgo che sto entrando in quell’età in cui le morti diventeranno più frequenti
Ed è ancora più vera questa poesia.
Perché il lutto per le persone che amiamo è composto di due parti, ben distinte.
La prima è ciò che rappresentano per noi, cosa simboleggiano, quasi in maniera archetipica. Mia madre era quella sicurezza e totale accettazione che non ho mai conosciuto davvero, l’amico perso a 14 anni era la parte dolce dell’adolescenza, quando cominciavo a uscire dal guscio di difesa che mi ero costruita, poi Patrizia, a trent’anni, l’amica dei miei primi trent’anni di vita, la complicità totale.
Questo aspetto della morte è quello che il tempo lenisce e che si può elaborare: ciascuno di coloro che amiamo e che ci amano soddisfa un bisogno della nostra anima, e possiamo andare oltre, superare, gestire.
Ma poi ci sono i ricordi del quotidiano, quello che la persona è oltre a quello che rappresenta, i momenti, le telefonate, le risate. E questo permane, immutato e immutabile, per sempre, il dolore di non poter aggiungere ricordi a ricordi, momenti a momenti, di non poter raccontare le novità, discutere dei fatti del giorno. Questo è il vivo del dolore.