Il mago … è un mago. Ed è prima di tutto un grande alchimista: trasforma il piombo dell’esperienza e della sofferenza in oro puro.
Il mago ha tutte le armi per combattere il drago: le ha cercate come viandante, ed ha imparato a maneggiarle come guerriero. E come guerriero era pronto alla battaglia, sicuro di poter vincere. Poi, in un attimo, in un lampo, in un istante di illuminazione e consapevolezza si è accorto che non voleva più combattere il drago, né tantomeno ucciderlo. Forse doveva ringraziarlo, perché senza il drago non ci sarebbe stato l’attimo di consapevolezza, senza drago non sarebbe mai diventato un mago potente.
Non importava più la strada percorsa, il dolore patito: quella consapevolezza rendeva tutto bello, luminoso, importante. Il mago sa che ne valeva la pena.
Sembrerebbe impossibile rimanere bloccati nel ruolo del mago. O, e forse soprattutto, rimanere bloccati nel ruolo del mago sembrerebbe bellissimo.
Ma non è così. Si rischia anche di rimanere bloccati nell’archetipo del mago. In realtà quando ci si ferma si pensa solo di essere un mago, si assumono alcuni atteggiamenti da mago, ma è una falsa sicurezza.
Tutto nasce dalla sensazione, bellissima, di serenità che si prova quando da guerriero ci si trasforma in mago. Si vorrebbe dunque mantenere per sempre, assolutamente invariato, quell’attimo di consapevolezza e totale armonia con l’universo, dimenticando che non è potere degli umani, neanche dei maghi, far durare quell’attimo che, se non viene lasciato andare, perde il suo splendore.
Così si diventa maghetti da fiere di paese, si pensa di poter rapidamente trasformare qualunque drago in oro. Ma, ineluttabilmente, si scopre che non solo non è possibile, ma anche che la trasformazione avviene in tutto il viaggio e che, come hanno detto più volte i Poeti, la ricerca ha più valore del punto di arrivo e della conquista.