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La lite: favorevoli o contrari?

La lite: favorevoli o contrari? - Ching & Coaching

Considerazioni, a ruota libera, sulle liti e sulla litigiosità.

 

Assisto, costantemente, ad un aumento di litigiosità. Quindi voglio condividere alcune mie riflessioni, anche perché scrivere mi aiuta a razionalizzare e riflettere.

Istintivamente detesto le liti. La mia prima reazione è di fuga. Non mi piacciono le liti degli altri, e ancor meno quelle che mi vedono coinvolta. Per 30 anni della mia vita ho sostanzialmente evitato di litigare. Quando gli altri mi urlavano dietro, usavo la tecnica della resistenza passiva: silenzio assoluto o, se appena mi era possibile, abbandono del campo. Quando qualcosa non andava bene a me, rimanevo in silenzio, accumulando fino a quando i motivi di contrasto o di offesa erano sufficienti per farmi chiudere i rapporti, definitivamente.

Poi la svolta della mia vita, con le tecniche di psicodinamica. Mi sono imposta di imparare a litigare, ad esprimere il mio dissenso, le mie ragioni, e accettare (la cosa più difficile!) che le ragioni dell’altro venissero espresse anche con modalità “da litigio”, in maniera aggressiva, accusatoria.

Però litigare rimane per me faticoso e fastidioso. È l’ultima spiaggia!

Invece …

Che senso ha litigare se non si esprimono fino in fondo le proprie opinioni  e non si ascolta l’altra persona?

Assisto, sempre più spesso, al litigio come sfogo, come se fosse una sorta di arma di distruzione di massa.

Già, perché nel litigio distruttivo i rapporti si rompono comunque, quindi litigare è, secondo me, una fatica inutile. capisco il litigio per chiarire posizioni, perché ci si sente offesi. Ci sono modi migliori, ma capisco il litigio. Non capisco perché litigare se l’intenzione è comunque quella di chiudere i rapporti. C’è qualcosa che mi sfugge!

Nelle liti  diamo per scontato, diciamo tutti, che non c’è mai uno che ha ragione al 100% o torto al 100%. E allora perché, accalorati dalla lite stessa, vogliamo aver ragione assoluta?

Teoricamente il litigio è alternativo alla negoziazione. Con il litigio si può vincere o perdere, con la negoziazione vinciamo entrambe.

Poi, in questi giorni, ho assistito ad un buon numero di liti.

E sono arrivata alla conclusione che in molte liti non c’è vera battaglia: non c’è nemmeno la possibilità di vincere o perdere, ma solo di perdere. Perché molte, troppe, liti nascono e procedono sulla base del fatto che nessuno dei due contendenti ascolta l’altro.

Nessun bambino litigherebbe così. Perché i bambini, dopo un po’, o arrivano alla forza (che rappresenta pur sempre una forma di battaglia in cui si vince o si perde) o chiedono l’intervento di terzi, magari un adulto, per stabilire chi ha torto o chi ha ragione.

Gli adulti no: vanno avanti all’infinito, in discorsi univoci ed inascoltati. Cui prodest?  A chi serve?